sabato 5 agosto 2017

Ferrara: il legame tra Giorgio Bassani e la città protagonista delle sue opere più belle


Giorgio Bassani, uno dei grandi protagonisti della letteratura italiana del Novecento, nacque a Bologna nel 1916 da una famiglia benestante di fede ebraica, originaria di Ferrara.
A Ferrara Bassani passa l'infanzia e l'adolescenza, nella casa di Via Cisterna del Follo 1 (oggi proprietà privata), confinante con l'antico Palazzo Bonacossi.

Via Cisterna del Follo con il Palazzo Bonacossi
Casa Bassani
La casa ha un cortile interno, dove ancor oggi si trova una magnolia piantata nel 1939 e citata dallo scrittore nella poesia "Le Leggi Razziali" (della raccolta "Epitaffio"):

"La magnolia che sta giusto nel mezzo
del giardino di casa nostra a Ferrara è proprio lei
la stessa che ritorna in pressoché tutti i miei libri.

La piantammo nel ’39 pochi mesi dopo la promulgazione
delle leggi razziali con cerimonia
che riuscì a metà solenne e a metà comica
tutti quanti abbastanza allegri se Dio vuole
in barba al noioso ebraismo
metastorico.

Costretta fra quattro impervie pareti
piuttosto prossime crebbe
nera luminosa invadente
puntando decisa verso l’imminente cielo
piena giorno e notte di bigi
passeri di bruni merli
guatati senza riposo giù da pregne gatte nonché da mia
madre
anche essa spiante indefessa da dietro
il davanzale traboccante ognora
delle sue briciole.

Dritta dalla base al vertice come una spada
ormai fuoresce oltre i tetti circostanti ormai può guardare
la città da ogni parte e l’infinito
spazio verde che la circonda
ma adesso incerta lo so lo
vedo
d’un tratto espansa lassù sulla vetta d’un tratto debole
nel sole
come chi all’improvviso non sa raggiunto
che abbia il termine d’un viaggio lunghissimo
la strada da prendere che cosa
fare"

 ...e anche nel romanzo "Dietro la porta":

 “… Nel giardino le forme degli alberi si stagliavano nette: qui la magnolia…”

la magnolia di Casa Bassani
Lo scrittore abiterà in questa casa, insieme ai genitori, ai nonni paterni e ai due fratelli minori, dal 1916 sino al 1943, data in cui si trasferirà a Roma.

Giorgio Bassani frequentò a Ferrara il Regio Liceo-Ginnasio Ludovico Ariosto, nell'antica sede di Via Borgo dei leoni (1926/1934). Gli anni di scuola verranno citati nel romanzo "Dietro la Porta".
ex sede del Liceo Ariosto in Via Borgo dei leoni
Questo liceo fu tra l'altro frequentato anche dal regista Michelangelo Antonioni, già amico di Bassani dalle elementari, e con il quale giocava spesso a tennis.

Il tennis fu insieme alla musica (studiò fino all'età di diciassette anni il pianoforte), e alla letteratura, uno dei maggiori interessi del giovane Bassani.

Tennis Club Marfisa
Le partite a tennis venivano giocate al Tennis Club Marfisa d'Este in Via Aurelio Saffi, ricavato nel 1929 nell'area del giardino che univa la Palazzina di Marfisa al Palazzo Bonacossi, quindi molto vicino alla casa di Bassani.

E la sua passione per il tennis e le partite in questo club avranno sicuramente ispirato quelle del suo capolavoro "Il Giardino dei Finzi Contini".
La famiglia Bassani fu poi esclusa dal Circolo a causa delle Leggi razziali.

E gli Ebrei furono anche esclusi da quei luoghi pubblici come la Biblioteca Ariostea di Palazzo Paradisi,  frequentata anche dal giovane Giorgio Bassani, le cui sale sono descritte nel "Il Giardino dei Finzi-Contini".

Palazzo Paradisi
corte interna del Palazzo Paradisi
ingresso della Biblioteca Ariostea a Palazzo Paradisi
Ed è proprio qui che si conserva il manoscritto autografo del romanzo, donato da Ferigo Foscari, nipote di Teresa Foscari, l'amica di Bassani alla quale lo scrittore aveva regalato i suoi quaderni per conservarli.
Probabilmente la contessa veneziana è stata l'ispiratrice di "Micol" Finzi-Contini.

"Cara Teresa, senza il tuo aiuto 'Il Giardino dei Finzi Contini' non sarebbe mai stato scritto. Desidero che questi quaderni restino sempre con te

Giorgio Bassani, come i ragazzi ebrei di Ferrara, frequentava anche il Tempio.
ingresso alle Sinagoghe e al Museo Ebraico
Il Tempio si trovava in Via Mazzini 95, la via principale del quartiere ebraico dove si affacciavano le botteghe dei mercanti.

La via che si diparte dalla centrale Piazza Trento e Trieste. era chiamata un tempo Via dei Sabbioni perché, nelle stagioni piovose vi si metteva sabbia per renderla più agibile, così come quando vi si svolgevano gioghi pubblici.

Via Mazzini
Via Mazzini
Nel complesso di Via Mazzini vi erano state costruite le tre sinagoghe (o scole) ebraiche: l'Oratorio Fanese, (costruito nel XVI secolo e usato ancor oggi per le funzioni), la Sinagoga tedesca (costruita qui nel 1603 dopo aver prima trovato la sua sede in Via della Vittoria, e usata oggi per le cerimonie più solenni), e la Sinagoga italiana (la più antica delle tre, costruita nel 1457, distrutta poi dalle incursioni fasciste 1941, e oggi usata come sala conferenze).

Quest'ultima era quella citata da Bassani nel "Giardino dei Finzi Contini", dove Giorgio e Micol si rincontrano durante le festività ebraiche:
...“Quando ci incontravamo sulla soglia del portone del tempio, in genere all’imbrunire, finiva quasi sempre che salissimo in gruppo anche le ripide scale che portavano al secondo piano..."
Ai lati del portone dell'edificio di culto sono state affisse due lapidi: quella alla destra riporta i nomi degli Ebrei deportati durante la seconda guerra mondiale che non sono più tornati dai campi di sterminio, mentre la lapide a sinistra è stata posta in ricordo di tutte le vittime dell'odio razziale.

lapide in ricordo dell'odio razziale
Nella sua raccolta "Cinque storie ferraresi", Giorgio Bassani nel racconto "Una lapide in Via Mazzini" fa accadere l'incontro di Geo Josz, unico reduce dal campo di sterminio di Buchenwal, con lo zio Daniele, proprio quando un operaio sta fissando la lapide commemorativa accanto al portone dell'edificio.

ATTENZIONE: Dopo il terremoto del 2012 le Sinagoghe e il Museo qui allestito sono chiuse temporaneamente al pubblico per restauro.

Ci fu un tempo in cui in città vi si trovavano dieci sinagoghe.
La Comunità Ebraica di Ferrara fu una tra le prime in Europa: i primi insediamenti in città risalgono intorno al 1100, e le attività commerciali nel 1227.

Gli Estensi furono inoltre grandi protettori degli Ebrei e anche quando il papato lo richiese, si rifiutarono di espellerli.
Anzi, accolsero gli Ebrei provenienti dal Portogallo, dalla Spagna (espulsi dai re cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona), dalla Germania, dal Ducato di Milano, da Napoli e da Bologna.


Dopo la devoluzione del Ducato di Ferrara allo Stato della Chiesa (1598), molti Ebrei seguirono gli Estensi a Modena.
Ai 1500 Ebrei rimasti a Ferrara venne vietato dal governo dei Cardinali Legati di comprare immobili, dovettero mettere un segno di riconoscimento sugli abiti e nel 1627 furono segregati nel ghetto, nel quale rimasero per oltre un secolo.

Il Ghetto era un'area isolata racchiusa tra Via Mazzini (ex Via dei Sabbioni), Via S.Romano e Via Vittoria (ex Via Gattamarcia).

Il ghetto era chiuso da cinque cancelli, aperti all'alba e chiusi al tramonto: due cancelli erano stati posti agli estremi di Via di Vignatagliata, uno all'incrocio tra Via Vittoria e Via Ragno, e due agli estremi di Via Mazzini.

lapide che ricorda il cancello posto in Via Mazzini
Dove vi era il cancello all'imbocco di Via Mazzini verso Piazza Trento e Trieste, si può notare una lapide sulla quale viene ricordato l'anno d'istituzione del ghetto.

targa di Via Mazzini
Sull'edificio in cui è affissa la lapide si trovava l'Oratorio di S.Crispino e S.Crispiniano, dove gli Ebrei dal 1695 erano costretti ad ascoltare le prediche coatte domenicali mirate a convertirli.

ex Oratorio di S.Crispino e S.Crispiniano
In Via Vittoria vi era l'ospizio (N°39) e la Scola spagnola (N°79).

Via Vittoria
Scola spagnola
Ospizio

La residenziale Via Vignatagliata  era tra le vie più antiche del ghetto.
Qui vi era il forno delle azzime (N°49) oggi in disuso, e l'asilo e la scuola elementare (N°79).

Forno delle azzime
Scuola elementare e asilo
lapide che ricorda la scuola di Via Vignatagliata
Al N°33 si trovano affisse due lapidi che ricordano Isacco Lampronti, rabbino che scrisse il  "Pachad Jsaak" ("Il timore di Isacco",un'enciclopedia talmudica).

casa di Isacco Lampronti
lapidi che ricordano il rabbino

Le porte del ghetto furono riaperte nel 1796 con l'occupazione francese,  ma richiuse nuovamente dopo questa breve parentesi.
Furono poi aperte nuovamente con l'Unità d'Italia e i cancelli furono abbattuti nel 1848.

Il 1938 segna l'inizio delle persecuzioni verso gli Ebrei con la divulgazione delle leggi razziali.
I professori e gli alunni ebrei dovettero lasciare le scuole pubbliche.

Giorgio Bassani, dopo aver frequentato la facoltà di lettere a Bologna, si laurea nel '39 e inizia ad insegnare italiano e storia agli studenti ebrei espulsi dalle scuole pubbliche, nella nuova scuola in Via Vignatagliata 79/81.
Tra il 1943 e il 1944 si ebbe una profanazione delle Sinagoghe, la distruzione del Tribunale rabbinico, dell'asilo e dell'ospizio.

Contemporaneamente Bassani inizia l'attività di politico clandestino, che lo porterà nel 1943 ad essere arrestato come antifascista e rinchiuso per qualche mese nella prigione di Via Piangipane.

Dal 2003 l'ex carcere è divenuto la sede del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS).

Dopo essere uscito dal carcere Giorgio Bassani si sposa con Valeria Sinigallia dalla quale ebbe due figli.
Lasciò poi Ferrara, prima per Firenze e poi per Roma, dove rimarrà per il resto della sua vita.
Solo poche settimane dalla sua partenza da Ferrara, il 15 novembre del '43,
alcuni suoi amici ed ebrei vennero uccisi per rappresaglia lungo il muretto del Castello Estense in Corso Martiri della Libertà.

Corso Martiri della Libertà
A ricordo della fucilazione degli undici uomini avvenuta per vendicare l'uccisione del Federale Igino Ghiselli si trova una lapide commemorativa.
Giorgio Bassani ricorda invece quell'eccidio nel racconto "Una notte del '43" (della raccolta "Cinque storie ferraresi", dove l'eccidio viene posticipato a dicembre), dal quale Florestano Vancini ha tratto un film dal titolo "La lunga notte del '43".

"...il marciapiede lungheggiante in piena luce la bruna spalletta della Fossa del Castello".

lapide commemorativa sul muretto della Fossa del Castello

A Roma Giorgio Bassani divenne redattore della rivista letteraria "Botteghe Oscure" e poi direttore editoriale della casa editrice "Feltrinelli".
Fece pubblicare il "Gattopardo" di Giuseppe Tommasi di Lampedusa, e l'anteprima mondiale del "Dottor Zivago" di Boris Pasternak.
Collaborò per le sceneggiature con Luchino Visconti.
Nel 1956 gli fu assegnato il Premio Strega per la raccolta "Cinque storie ferraresi".
Nel 1958 viene pubblicato il suo romanzo "Gli occhiali d'oro" portato sul grande schermo da Giuliano Montalto.

Nel 1962 pubblicò il suo capolavoro "Il Giardino dei Finzi-Contini" dal quale venne tratto un film con la regia di Vittorio De Sica.

Sono molti i turisti che a Ferrara ricercano il giardino dei Finzi-Contini, la famiglia alla quale appartenevano Micol e Alberto, i due giovani amici del protagonista del romanzo.

Ma quel giardino non esiste...

Corso Ercole I d'Este
Percorrendo Corso Ercole I d'Este,
"...dritto come una spada..."  
verso il Barchetto del Duca (una "delizia" estense a nord della città dove la corte andava a caccia), si può pensare primo o poi di giungervi...

... ma quel parco di faggi, tigli, pioppi, platani e il campo da tennis sono solo frutto delle fantasie di Bassani.
"...spaziava per quasi dieci ettari fino sotto le Mura degli Angeli, da una parte e fino alla Barriera di Porta S.Benedetto dall'altra..."
Corso Ercole I d'Este
Eppure, se chiudo gli occhi, Micol Finzi Contini sta ancora là affacciata al muro di cinta del suo giardino, che mi guarda e mi parla.”
 E anche a noi, in questo itinerario bassaniano, pare di rivederla... 

Dopo aver vinto numerosi premi letterari, aver fondato l'associazione Italia Nostra, essere stato vicepresidente della RAI ed aver conseguito una Laurea honoris causa in Scienze naturali, Giorgio Bassani muore a Roma 13 aprile del 2000.

Per sua volontà venne tumulato nel Cimitero Ebraico di Via delle Vigne, dove riposavano anche i suoi genitori.
ingresso del Cimitero Ebraico (1911)
Il Cimitero Ebraico, chiamato anticamente Horto degli Ebrei e inserito entro le mura, fu aperto nel 1626.
E' il più antico dell'Emilia Romagna.

Delle circa 800 lapidi, 100 hanno un'iscrizione in ebraico, mentre le altre sono bilingui o sono iscritte in italiano.

lapide bilingue
E' un giardino inondato da prati, ripartito in cinque zone.

prati del Cimitero Ebraico
L'area rettangolare che si apre oltre al cancello è costituita dalle sepolture più recenti (dagli inizi del Novecento ad oggi).

La Camera Mortuaria è dedicata alle vittime della deportazione.
Lungo il viale si trovano lapidi di sepolture ottocentesche.

Nella distesa erbosa, usata come luogo di sepoltura nel Settecento, si trovano solo poche lapidi: una disposizione papale proibiva la deposizione di lapidi nel cimitero ebraico e molte vennero distrutte nel 1755 dall'Inquisizione.

poche lapidi d sepolture settecentesche
E' per questo che chiedono di non attraversare i prati per non calpestare le tombe non segnalate che si trovano coperte d'erba.
Alcuni marmi delle tombe dai cimiteri ebraici vennero utilizzate in monumenti cittadini, come la Colonna di Borso I d'Este, proveniente dal cimitero di Via Arianova distrutto nel XVIII secolo.

Colonna di Borso I d'Este con lapidi del Cimitero Ebraico


Nel lato est del cimitero, a ridosso dei bastioni cittadini, vi sono alcune sepolture ottocentesche con lapidi appoggiate al muro di cinta e altre a terra.

lato est del cimitero: sepolture addossate al muro di cinta
lato est del cimitero: sepolture addossate al muro di cinta
tombe ebraiche
tombe ebraiche
E' nel lato est del cimitero che si trova la tomba di Giorgio Bassani. 
Il suo monumento funebre, una lapide con un susseguirsi di tracciati geometrici dal basso verso l'alto, fu realizzato dall'architetto Piero Sartogo e dallo scultore Armando Pomodoro. 

lato est del cimitero con la tomba di Giorgio Bassani
monumento funebre di Giorgio Bassani (Piero Sartogo e Armando Pomodoro)
Da “Il giardino dei Finzi Contini”:
 
Rivedevo i grandi prati sparsi di alberi, le lapidi e i cippi raccolti più fittamente lungo i muri di cinta e di divisione e, come se l’avessi addirittura davanti agli occhi la tomba monumentale dei Finzi Contini.”

"...la tomba era grande, massiccia, davvero imponente: una specie di tempio tra l'antico e l'orientale...marmo di Carrara, rosa-carne di Verona, grigio maculato di nero, marmo giallo, marmo blu, marmo verdino..."

Così è descritta la tomba di famiglia dei Finzi-Contini, ma non pensate di ritrovarla in questo luogo, anche se di tombe portanti il nome di questa famiglia ve ne sono qui molte.



Orario: inverno  9.00/16.30
            estate    9.00/18.00
ATTENZIONE: sabato e festivi chiuso 

CONCLUSIONI
Con il titolo "Il Romanzo di Ferrara" Giorgio Bassani ha voluto raggruppare i suoi lavori letterari che parlano della città a lui cara: "Dentro le mura", "Gli occhiali d'oro", "Il giardino dei Finzi-Contini", "Dietro la porta", "L'airone" e "L'odore del fieno".
Bisogna leggere almeno una di queste opere letterarie se si vuole ritrovare quelle atmosfere un po' malinconiche e quei luoghi che hanno fatto da sfondo alla vita di Giorgio Bassani e di molte persone che hanno vissuto a Ferrara gli anni bui a ridosso dell'ultimo conflitto mondiale. 
Aiutano sicuramente ad apprezzare e a conoscere meglio una città così bella ed interessante.


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