sabato 17 marzo 2018

Il Castello di Graffignano nella Tuscia Viterbese


L'antico borgo di Graffignano sorge su un altopiano che domina la valle del Tevere, in provincia di Viterbo, a pochi chilometri con il confine umbro.

Antichi reperti ritrovati in zona testimoniano il suo passato etrusco-romano: il nome del borgo infatti derivererebbe da Carfinianum, proprietà del dominio romano di un certo Carfinius.
Altri autori fanno derivare il medievale toponimo di Grappignanum dalle parole longobarde "grapa"(=grappolo), o "grapfo" (=uncino, arma medievale).

L'antico borgo sorse in epoca medievale intorno al suo castello, e il suo più antico rione viene chiamato "di dentro", per sottolinearne la dipendenza con il maniero.

Tra i primi signori di Graffignano si ricordano i Conti da Persano, famiglia di origine longobarda.
Il fortilizio di Graffignano aveva un'importanza strategica, in quanto rappresentava un punto di passaggio per gli approvigionamenti tra Viterbo e l'Umbria.
Nel XIII secolo passò ai Baglioni di Castel di Piero, l'attuale S.Michele in Teverina.
Graffignano fu poi conquistato da Pandolfo degli Anguillara, podestà di Viterbo, che voleva sottrarlo, come altri castelli della zona, agli Orvietani: i Baglioni perciò dovettero fare atto di sottomissione a Viterbo (1282).
Per ragioni politiche venne stipulato un matrimonio di convenienza tra Simone Baglioni e la viterbese Guitta Gatti, figlia di Raniero Gatti, legato al conclave di Viterbo del 1270.
Lo stemma dei Baglioni, una torre a tre ordini con merlatura guelfa, denota l'attaccamento di questa famiglia da sempre alla Chiesa. 
Passato per un certo periodo a Giovanni di Vico, Graffignano ritornò ai Baglioni, che avevano militato accanto al cardinale Egidio Albornoz contro i Vico, che padroneggiavano a Viterbo.
Per le dispute territoriali insorte nella famiglia Baglioni tra il XV e XVI secolo, dovette intervenire papa Adriano VI che confiscò il feudo, restituito poi alla famiglia da papa Clemente VII nel 1531.

Nel XVII secolo il castello venne ereditato dalla contessa Domitilla Cesi, vedova di Adriano Baglioni e appartenente alla famiglia del fondatore dell'Accademia dei Lincei a Roma, Federico Cesi.
La famiglia Cesi era molto legata al culto di S.Filippo Neri, la cui devozione fu portata a Graffignano dalla contessa.

Nel 1673 il feudo passò alla famiglia Borromeo (casata del cardinale Federico Borromeo), in quanto Giovanna Cesi, figlia di Domitilla Cesi, sposò Giulio Cesare Borromeo.
Nel 1741 Graffignano, eretto a principato, fu venduto al principe romano Scipione Publicola di Santacroce, che apportò una ripresa economica del paese.
Nell'Ottocento venne poi ceduto in enfiteusi alla famiglia Paparelli Oddone.
Passò infine per matrimonio ai conti senesi Bulgarini d'Elci.
Recentemente il castello è stato acquistato dal Comune di Graffignano.

Castello Baglioni Santacroce
Il Castello Baglioni Santacroce, così chiamato dal nome di due delle casate che lo abitarono, in origine aveva una funzione militare e quindi era munito di fossato, muratura a scarpa, feritoie e torri.

fossato del castello
feritoia
feritoia


muratura a scarpa
Il castello ha una forma rettangolare, con una torre cilindrica alta 20m. ed una quadrata più piccola, che fu inglobata nella facciata nel XX secolo.

torre cilindrica del castello
torre quadrata inglobata nella facciata
Sulla facciata si notano finestre ad arco, beccatelli con cornici decorate e mensole con ricorsi scanalati.
La merlatura che coronava la cortina fu sacrificata per la costruzione del tetto in legno.

facciata del castello
beccatelli e finestre ad arco
beccatelli e tetto in legno
L'ingresso attuale del castello, che dà su Piazza Vittorio Emanuele II, fu aperto dai principi Publicola di Santacroce alla fine del Settecento.

ingresso al castello
Varcato il portale ci si trova in un cortile lastricato con ciottoli di fiume disposti a ventaglio.

cortile del castello
cortile: strutture del ballatoio con capitelli in pietra
cortile con ingresso alla sala d'armi, corridoio per accedere all'ingresso originale e scala per accedere al piano nobile
Su un lato del cortile si trova la cisterna per la raccolta dell'acqua piovana.

cisterna nel cortile
Dal cortile si poteva accedere tramite una porticina alla torre cilindrica, raggiungere i cinque vani con volta a cupola e la sommità tramite una scala a chiocciola, o essere segregati nella prigione posta nei suoi sotterranei.

torre cilindrica vista dal cortile
ingresso della torre con scala a chiocciola e vano con volta a cupola
scala a chiocciola della torre
accesso alla prigione sotterranea della torre
Un altro ingresso introduceva nella sala d'armi con volte a vela poggianti su capitelli in pietra.

sala d'armi
capitello in pietra
capitello in pietra
capitello in pietra
Nel muro della sala rimangono visibili le feritoie.

feritoia nella sala d'armi
Nel pavimento dell'adiacente sala si possono intravedere i cunicoli dei sotterranei del castello protetti da lastre di vetro.

sotterranei del castello visibili sul pavimento
camino di una sala del piano terra
passaggio tra la sala d'armi e la sala adiacente con feritoia
camino di una sala del piano terra
Altre due salette attigue costituiscono l'ala visitabile del pian terreno.
Inglobata nel muro della sala una scala a chiocciola portava al piano superiore.

scala ricavata nel muro
In occasione della nostra visita, in queste due stanze vi era allestita la mostra "Identità Mediterranee", nella quale erano esposti i reperti provenienti dagli scavi di una domus rustica di epoca romana (III/I secolo a.C.), venuta alla luce in zona Poggio della Guardia, una frazione della vicina Sipicciano.

"Identità Mediterranee": anfore di produzione spagnola per alimenti (una porta scritto il suo contenuto: olive nere) e resti di un grosso dolio interrato
"Identità Mediterranee": capitello ionico in tufo scolpito della domus
"Identità Mediterranee": pietre provenienti da tutto il mondo antico
"Identità Mediterranee": resti architettonici della domus e di una finestra
"Identità Mediterranee": tegole
"Identità Mediterranee": resti di antefisse
"Identità Mediterranee": brocche, olpai e coppe
"Identità Mediterranee": lucerne e olla perforata
"Identità Mediterranee": particolare di un frammento di terracotta
"Identità Mediterranee": laterizi bollati e resti di mosaico, intonaci e decorazioni della domus
"Identità Mediterranee": gioco del filetto

Nel cortile una scala conduceva alla cappella privata e al piano nobile, dove vi era un salone, la sala da pranzo e un salottino con camino del '200, uno studio con camino e un corridoio che conduce all'ala settecentesca aggiunta al castello (attualmente il piano nobile non è aperto al pubblico).

scala per accedere ala cappella e al piano nobile
scala per accedere ala cappella e al piano nobile
Dal cortile un corridoio pavimentato a spina di pesce conduce all'ingresso originale del castello.

corridoio di collegamento tra i due cortili del castello
ingresso originale del castello
ingresso originale del castello
Qui si trova un altro cortile sul quale affaccia l'ala costruita più recentemente, e l'accesso al "borgo di dentro".

cortile con ala settecentesca del castello (sulla destra della foto) e ingresso al "borgo di dentro"(cancello arrugginito)
facciata principale del castello
particolari della facciata principale del castello
Da questo cortile si può entrare anche in un'altra prigione.

ingresso del carcere nel cortile
soffitto della cella
finestra della cella
finestra della cella






















Sull'architrave di una finestra della cella si può leggere l'iscrizione di un prigioniero:
"FILIPPO FERRARI VITERBESE CHIRURGO DI GRAFFIGNANO CARCERATO PER SODDISFAZIONE"
scritta sull'architrave della finestra della cella
Il medico fu imprigionato nel '700 perché quando necessitava, non era mai reperibile, poiché impegnato in altre faccende "più di soddisfazione"!

Abbiamo potuto visitare il castello nell'ambito della visita guidata "TRA CASTELLI E PRINCIPI", che comprendeva anche la visita alla Cappella Baglioni e all'Aula Magna del Palazzo baronale di Sipicciano.
L'associazione culturale OPEN si occupa dell'apertura del sito.

CONCLUSIONI
Il Castello di Graffignano è una delle scoperte artistiche che si possono incontrare visitando il territorio viterbese e quella zona del Lazio settentrionale chiamata Tuscia.
Vi consiglio, per approfondire la storia della casata Baglioni, di visitare anche il vicino borgo di Sipicciano dove questa famiglia avevano un palazzo e dove fecero realizzare la loro cappella, un gioiellino della pittura manieristica: la Cappella Baglioni.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Congratulazioni per il vostro lavoro, senz'altro il più completo visto ad oggi. Un aneddoto, non so quanto attendibile, raccontatomi da papà Pier Antonio, sposato con Vera Oddone mia mamma: il farmacista viterbese rinchiuso nella torretta di piazza Piazzarella, secondo mio padre aveva esercitato qualche "impertinenza" con qualche donzella, finendo rinchiuso (spero per poco!). Grazie e complimenti per la bella presentazione. Gheri Bulgarini d'Elci

Raffaella ha detto...

Grazie per aver aggiunto un aneddoto divertente e per il commento positivo...dato da chi sicuramente conosce bene la storia di questo castello.

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